sabato 25 aprile 2020

W LA LIBERAZIONE


Leonardo O - 1 B Sinigaglia
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sezione gialli







I VOSTRI DISEGNI PER MAMMA TERRA

Samuele A - 5 A Montale

Alessia Z - 5 A Montale





POESIE

POESIA

Dentro la casa
c'è una grande tristezza
un raggio di sole
entra dalla finestra
che ci fa ricordare
la nostra vita normale
piena di amici dai visi felici.

Alessandro - 3 B Sinigaglia



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PROFUMO DI ALLEGRIA

Anche se siamo a distanza possiamo usare internet come speranza,
quando ci videochiamiamo ci ascoltiamo, ci vediamo e ci divertiamo.
Con il computer digitiamo all'inizio del sito w.w.w.
che sembrano le farfalle nel cielo blu.
Facciamo diventare questa quarantena un po' più snella
e pensiamo che la vita è bella!
Insieme ce la faremo
e i divieti rispetteremo,
cancelliamo gli errori
e dimentichiamo gli orrori.

ANDRÀ TUTTO BENE!

Emma - 3 B Sinigaglia



Oltre il ponte

Dopo 75 anni siamo di nuovo occupati a resistere ad una condizione avversa che limita la nostra libertà, e non sono poche le analogie tra la nostra resistenza ed il nostro desiderio di tornare liberi e quelli che hanno vissuto i nostri nonni.
Ecco perché, oggi come allora, si sente il bisogno di guardare al di là del pericolo, per trasformare la paura e la sofferenza nella sicurezza che tutto questo passerà e che torneremo ad essere liberi e felici.
Non voglio annoiarvi ricordando quello che successe, ma solo condividere un piccolo pensiero dedicato a questo nostro, nuovo giornalino, in questo giorno tanto importante per tutti noi.
Questa mattina mi son svegliato con in testa una vecchia canzone. Non la solita Bella Ciao, ma una scritta da Italo Calvino molti anni dopo la sua partecipazione alla lotta partigiana, in cui racconta come dei ragazzi trovassero il coraggio e la forza di spingersi oltre un ponte presidiato dai nazisti per liberare un paesino di montagna.
Le parole della canzone mi hanno fatto venire in mente il neonato Le Oncherugge, concepito proprio dalla necessità di guardare Oltre il ponte che è in mano al nostro insidioso nemico attuale (il virus) e di sentirsi già liberi e vittoriosi.
Per celebrare la Liberazione e la nostra voglia di resistere, immaginandoci già oltre il ponte, voglio dedicare al nostro Leoncino, a tutti noi, a tutta l'Italia, e a tutti coloro che in tutto il mondo in questo periodo stanno resistendo Oltre il ponte, cantata dal Cantovivo di Alberto Cesa, un caro amico che non c'è più.
Perdonatemi per questa condivisione "personale".
Buona Festa della Liberazione e Buona Resistenza

mercoledì 22 aprile 2020

La Grande Madre Terra e il ruggito dei giovani leoni

"The Blue Marble" (La Biglia Blu)
la prima foto intera della Terra,
scattata il 7 dicembre 1972
dall'equipaggio dell'Apollo 17
Se potessimo osservare il nostro pianeta da lontano, da molto lontano, magari dai confini del Sistema Solare, la Terra ci apparirebbe come un puntino. Potrebbe sembrare una stella come tante, ma a guardarla bene, immersa nell'oscurità cosmica, la distingueremmo facilmente per il suo tenue colore azzurro, un unico puntino azzurro immerso nel buio siderale.
È solo un puntino, ma è un puntino davvero straordinario.
Vanta un'enorme quantità di meraviglie mozzafiato e nella sua vorticosa danza intorno al Sole produce fenomeni strabilianti.
Fornisce a un numero gigantesco di esseri viventi il nutrimento e l'energia necessari all'incredibile magia della vita quotidiana, ogni giorno, da miliardi di anni.
Custodisce le risorse che ci permettono, non solo di sopravvivere, ma di progredire, continuamente, anche attraverso le tecnologie che in questo periodo di distanza tra noi ci consentono di informarci, di vederci e di sentirci meno soli.
Sopporta con pazienza tutte le prepotenze di noi esseri umani che continuiamo a consumarla, a sporcarla e a rovinarla senza attenzione e senza rispetto, purtroppo senza nemmeno una chiara percezione del male che facciamo non certo a lei, che grande e paziente continua a cullarci con compassione, ma a noi stessi.
Ha più di 5 miliardi di anni ma da soli 50, il 22 aprile è la sua festa: la Giornata Mondiale della Terra.
Forse mai come in questi mesi e settimane in cui ci siamo messi da parte lasciandole un po' di respiro, ci rendiamo conto di quanto ci manca e di quanto ci piace stare a guardarla e ad ascoltarla.
Perché, lo sappiamo tutti, contemplarla, insieme alle creature che ospita, magari con il sottofondo di un ruscello o del canto di un uccello, ci offre un incanto che ha il potere di confortarci, di farci stare bene, di rasserenarci.
rana volante di Giava
Foto: Yensen Tan
Proprio per questa ragione, abbiamo deciso di approfittare di questa festa per presentarvi Le Oncherugge, una webzine per bambini e ragazzi che vuole dare ai bambini ed ai ragazzi dell'Istituto Comprensivo Sinigaglia di Torino (ma anche a tutti gli altri) un'occasione per uscire (con la fantasia) dalla quarantena e raccontare quello che la fantasia gli suggerisce attraverso testi e racconti, ma anche foto, disegni, video, canzoni e qualunque altro mezzo vi venga in mente.
Per cominciare, approfittando della cinquantesima Giornata Mondiale della Terra, vogliamo chiedervi di collaborare con noi inviandoci i vostri prodotti dedicati al nostro meraviglioso pianeta, alle creature fantastiche che lo abitano e agli straordinari fenomeni naturali che mostra. Dalle finestre e dai balconi possiamo farci incantare dal volo di un uccello, dalla forma di una nuvola, dal ticchettio di una tettoia bagnata dalla pioggia... disegnate, fotografate, registrate, e poi lasciatevi trasportare dalla fantasia e inventate la storia di una nuvola o del viaggio di un piccione.
Il vulcano Villarrica, in Cile
Foto: C. Saavedra Escobar
Altrimenti affacciatevi (con cautela), come abbiamo fatto noi con le foto di questo articolo, alla grande finestra del web e cercate foto, audio, video che raccontino il nostro pianeta e i suoi strani paesaggi ed abitanti e abbandonatevi all'immaginazione.
Cantate una canzone ispirandovi al canto degli uccelli o disegnate il tramonto dalla vostra finestra.
E poi mandateci i vostri lavori, per far vedere a tutti che i giovani leoni non hanno paura né dei virus né della noia, e che possono far sentire i loro ruggiti non solo a tutta l'Italia, ma a tutta la Terra, che ci ospita e aspetta impaziente che usciamo ad esplorarla e a giocare con lei, magari con un po' più di rispetto e di ammirazione per il minuscolo puntino azzurro, arredato con spettacolari meraviglie, che è la nostra casa.

P.S.: Al momento, nel rispetto delle normative sulla privacy, non possiamo pubblicare foto o video che ritraggano bambini o ragazzi, quindi vi preghiamo di inviare solo materiali dove bambini e ragazzi non si vedano o non siano riconoscibili (ad esempio di spalle). Inviateci invece il nome dell'autore e, se volete, la classe che frequenta.

L'indirizzo della redazione è leoncherugge@gmail.com


martedì 14 aprile 2020

Ciao a tutti da Leone.

Ciao. Sono Leone, l'albero di Neem (Azadirachta indica) che una maestra della scuola Sinigaglia ha donato all'istituto.
Sono stato trapiantato dal vivaio in cui sono nato ed affidato al contadino che si prenderà cura di me.
Ed eccomi qua, in tutto il mio splendore, fotografato dal mio contadino.
Lo so, sono ancora piccoletto, ma la natura ha i suoi tempi, e io pure!
Intanto, da quando sono nato, il 19 dicembre 2019, ho già assorbito la quantità di anidride carbonica emessa da un treno in 591 km di percorso.
Quando sarò grande arriverò a 30 metri di altezza e potrò fornire un sacco di ombra, che qui in Kenya, dove vivo, è sempre molto apprezzata, ma i miei poteri sono molti di più: in India il mio nome significa "farmacia del villaggio", e gli usi che si possono fare con tutte le mie parti, dai semi alle foglie, alla corteccia, sono praticamente infiniti.
Infatti l'ONU ha definito il Neem "l'albero del XXI secolo"!

Se volete conoscermi meglio, cliccate la mia pagina sul sito di "Treedom", l'organizzazione che si occupa di me e di tanti miei compagni.

giovedì 2 aprile 2020

Diario

Torino, domenica 23 febbraio 2020. 


Caro diario, 
è inutile negarlo, non è una domenica come tutte le altre. Da quando mi sono svegliata, l’ansia è salita: scuole che chiudono, allenamenti di pallavolo annullati, partite di campionato rimandate, sfilate di carri allegorici soppresse, feste posticipate, inviti a rimanere tappati in casa. E poi le immagini in televisione e sul web di città deserte, ospedali affollati, supermercati presi d’assalto, migliaia di persone con la mascherina. Per non parlare di parole come “morte”, “epidemia”, “paziente zero”, “quarantena”, che rimbalzano sui media, nei discorsi degli adulti e anche nella chat di classe e di squadra. 
Fino a pochi giorni fa, il Coronavirus era un problema della Cina. Poi, improvvisamente, da un giorno all’altro, tutto è cambiato: l’Italia è diventata il terzo Paese per contagi al mondo (al secondo posto c’è la Corea del sud) e gli Italiani vengono bloccati negli aeroporti stranieri come possibili untori.
Gli altri adesso siamo noi.
Cerco di rimanere calma, ma non è facile: è una situazione che non ho mai vissuto in precedenza, l’angoscia ha il sopravvento su tutto. Dovrei essere felice per questa vacanza inaspettata, ma non ci riesco. Inutile gioire per dei giorni di riposo se poi ci ammaleremo tutti... La cosa strana è che, se non fossi al corrente tramite i mezzi di informazione di questa epidemia, non vedrei segnali di cambiamento. Nel parco sotto casa mia gli alberi sono già in fiore, un sole primaverile risplende nel cielo, la natura non sembra minimamente turbata da questo strano virus. Non so come evolverà la situazione, devo imparare a convivere con l’ansia. La mia famiglia cerca di tranquillizzarmi: è solo un’influenza nuova, i bambini non vengono contagiati, alcune ordinanze sono esagerate... chi avrà ragione?


Torino, venerdì 28 febbraio 2020.


Caro diario, 
oggi è il quinto giorno in cui sono a casa da scuola e non mi alleno con la squadra. Dopo la prima fase di angoscia e ansia, mi sono abituata alla situazione. Mia madre per fortuna non mi ha impedito di aprire la casa alle amiche: ho potuto giocare con loro e trascorrere ore spensierate, dimenticandomi spesso del Coronavirus. Finalmente ho potuto giocare a Cluedo e Taboo in santa pace! 
Ho continuato a frequentare il parco e andare al mercato: a Torino apparentemente non ci sono stati grandi cambiamenti. Poche sono le persone in giro con la mascherina, non si vedono piazze deserte, però ho notato che molti camminano a testa bassa, al minimo colpo di tosse o starnuto tendono a sussultare e indietreggiare, non salutano più un amico scambiandosi un abbraccio o una stretta di mano. Tra gli adulti c’è chi pensa che la prudenza non sia mai troppa e chi, invece, ritiene che tutte queste misure siano ingiustificate. Anche in televisione gli stessi esperti sono divisi. Ho capito che questo virus sta mandando tutti in confusione! Credo che però isolarsi in casa contribuisca solo ad accrescere la paura e l’angoscia, così come vedere gli speciali e i servizi sul virus alla televisione. L’immagine delle tende da campo fuori dagli ospedali, ad esempio, mi suscita tantissima ansia! Staremo a vedere…


Torino, domenica 1 marzo 2020.


Caro diario, 
è passata una settimana da quando ho iniziato a parlarti del Coronavirus. Almeno qui, in Piemonte, la situazione si è assestata e gradualmente riapriranno scuole, chiese, cinema, teatri e centri sportivi.
 Mercoledì potrò rivedere compagni di classe e professori e da martedì inizierò ad allenarmi con la squadra. Ritornerò alle mie abitudini quotidiane: la routine aiuta a scacciare i pensieri e la noia, però certamente di questo periodo di ozio rimpiangerò la possibilità di riposarmi, di non essere dipendente dall’orologio e di godermi di più le amiche e la famiglia (in questi giorni, il caso ha voluto che mia mamma fosse a casa in convalescenza per un intervento chirurgico). 
La lezione che viene dal Coronavirus è che per ritrovarsi dall’altra parte basta un attimo. 
Codogno come Wuhan: quelli da guardare con sospetto e da additare con fastidio erano sempre altri, stranieri e diversi da noi, magari con la pelle gialla o scura, più poveri, in paesi lontani. Quelli che sbarcavano sui barconi... E invece questo virus ha colpito le regioni più ricche dell’Italia, quelle più industrializzate: la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, l’Emilia Romagna. Questo fa capire quanto sia assurdo dimostrare atteggiamenti di razzismo nei confronti degli stranieri. L’aggressione a cittadini cinesi avvenuta di recente anche a Torino è figlia di un virus ancora peggiore del Coronavirus, quello dell’ignoranza. La solidarietà e la scienza saranno la nostra salvezza. 

Almeno spero.


Martina V. I A

Il mozzo e il capitano


"Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?"
"Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?"
"Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari".
"E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?"
"Non me lo perdonerei mai, anche se per me l'hanno inventata questa peste!"
"Può darsi, ma se così non fosse?"
"Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa".
"E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo".
"Mi prendete in giro?"
"Affatto... Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso".
"Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?"
"Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa".
"E di cosa vi privaste?"
"Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po' di primavera a terra. Ci fu un'epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un'abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l'uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all'alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l'ora delle preghiere, l'ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita.
Sempre l'indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l'abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave.
Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l'attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L' attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto dell'equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando".
"Come andò a finire, Capitano?"
"Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto".
"Vi privarono anche della primavera, ordunque?"

"Sì, quell'anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più".