Torino, domenica 23 febbraio 2020.
Caro diario,
è inutile negarlo, non è una domenica come tutte le altre. Da quando mi sono svegliata, l’ansia è salita: scuole che chiudono, allenamenti di pallavolo annullati, partite di campionato rimandate, sfilate di carri allegorici soppresse, feste posticipate, inviti a rimanere tappati in casa. E poi le immagini in televisione e sul web di città deserte, ospedali affollati, supermercati presi d’assalto, migliaia di persone con la mascherina. Per non parlare di parole come “morte”, “epidemia”, “paziente zero”, “quarantena”, che rimbalzano sui media, nei discorsi degli adulti e anche nella chat di classe e di squadra.
Fino a pochi giorni fa, il Coronavirus era un problema della Cina. Poi, improvvisamente, da un giorno all’altro, tutto è cambiato: l’Italia è diventata il terzo Paese per contagi al mondo (al secondo posto c’è la Corea del sud) e gli Italiani vengono bloccati negli aeroporti stranieri come possibili untori.
Gli altri adesso siamo noi.
Cerco di rimanere calma, ma non è facile: è una situazione che non ho mai vissuto in precedenza, l’angoscia ha il sopravvento su tutto. Dovrei essere felice per questa vacanza inaspettata, ma non ci riesco. Inutile gioire per dei giorni di riposo se poi ci ammaleremo tutti... La cosa strana è che, se non fossi al corrente tramite i mezzi di informazione di questa epidemia, non vedrei segnali di cambiamento. Nel parco sotto casa mia gli alberi sono già in fiore, un sole primaverile risplende nel cielo, la natura non sembra minimamente turbata da questo strano virus. Non so come evolverà la situazione, devo imparare a convivere con l’ansia. La mia famiglia cerca di tranquillizzarmi: è solo un’influenza nuova, i bambini non vengono contagiati, alcune ordinanze sono esagerate... chi avrà ragione?
Torino, venerdì 28 febbraio 2020.
Caro diario,
oggi è il quinto giorno in cui sono a casa da scuola e non mi alleno con la squadra. Dopo la prima fase di angoscia e ansia, mi sono abituata alla situazione. Mia madre per fortuna non mi ha impedito di aprire la casa alle amiche: ho potuto giocare con loro e trascorrere ore spensierate, dimenticandomi spesso del Coronavirus. Finalmente ho potuto giocare a Cluedo e Taboo in santa pace!
Ho continuato a frequentare il parco e andare al mercato: a Torino apparentemente non ci sono stati grandi cambiamenti. Poche sono le persone in giro con la mascherina, non si vedono piazze deserte, però ho notato che molti camminano a testa bassa, al minimo colpo di tosse o starnuto tendono a sussultare e indietreggiare, non salutano più un amico scambiandosi un abbraccio o una stretta di mano. Tra gli adulti c’è chi pensa che la prudenza non sia mai troppa e chi, invece, ritiene che tutte queste misure siano ingiustificate. Anche in televisione gli stessi esperti sono divisi. Ho capito che questo virus sta mandando tutti in confusione! Credo che però isolarsi in casa contribuisca solo ad accrescere la paura e l’angoscia, così come vedere gli speciali e i servizi sul virus alla televisione. L’immagine delle tende da campo fuori dagli ospedali, ad esempio, mi suscita tantissima ansia! Staremo a vedere…
Torino, domenica 1 marzo 2020.
Caro diario,
è passata una settimana da quando ho iniziato a parlarti del Coronavirus. Almeno qui, in Piemonte, la situazione si è assestata e gradualmente riapriranno scuole, chiese, cinema, teatri e centri sportivi.
Mercoledì potrò rivedere compagni di classe e professori e da martedì inizierò ad allenarmi con la squadra. Ritornerò alle mie abitudini quotidiane: la routine aiuta a scacciare i pensieri e la noia, però certamente di questo periodo di ozio rimpiangerò la possibilità di riposarmi, di non essere dipendente dall’orologio e di godermi di più le amiche e la famiglia (in questi giorni, il caso ha voluto che mia mamma fosse a casa in convalescenza per un intervento chirurgico).
La lezione che viene dal Coronavirus è che per ritrovarsi dall’altra parte basta un attimo.
Codogno come Wuhan: quelli da guardare con sospetto e da additare con fastidio erano sempre altri, stranieri e diversi da noi, magari con la pelle gialla o scura, più poveri, in paesi lontani. Quelli che sbarcavano sui barconi... E invece questo virus ha colpito le regioni più ricche dell’Italia, quelle più industrializzate: la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, l’Emilia Romagna. Questo fa capire quanto sia assurdo dimostrare atteggiamenti di razzismo nei confronti degli stranieri. L’aggressione a cittadini cinesi avvenuta di recente anche a Torino è figlia di un virus ancora peggiore del Coronavirus, quello dell’ignoranza. La solidarietà e la scienza saranno la nostra salvezza.
Almeno spero.
Martina V. I A
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